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![]() Il solstizio d'inverno nel vecchio calendario Giuliano cadeva il 25 dicembre e celebrava le nozze della notte più corta con il giorno più lungo. La rinascita del mondo.
Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo”, perchè nell’emisfero nord della terra, nei giorni dal 22 al 24 dicembre, il sole sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In quel periodo il sole raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale, la notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, col giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più flebile di luce e calore, per tornare vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. Insomma il 25 dicembre il sole rinasce, ha il nuovo “Natale” dell'anno. Il solstizio d’inverno iniziò ad essere celebrato già dai nostri antenati, ad esempio presso Stonehenge in Gran Bretagna, e in Irlanda, in Francia, in Iran, e nella Val Camonica, in Italia, già in epoca preistorica e protostorica. Ma il 25 dicembre è associato al giorno di nascita o di festa di parecchie divinità antecedenti al Cristo che hanno ispirato in diversi lati la nuova religione. I mosaici e gli affreschi raffiguranti immagini di Iside seduta che tiene in braccio Horus con la corona solare sul capo, sembra abbiano ispirato molte immagini della Madonna col Bambino con la stessa caratteristica. APOLLO Così il culto di Mitra fu il culto più concorrenziale al cristianesimo e col quale il cristianesimo si fuse un poco, anche perchè pure Mitra in alcuni miti era stato partorito da una vergine, aveva dodici discepoli e veniva soprannominato “il Salvatore”. Così a Babilonia, nel 3000 a.c. circa, veniva festeggiato il dio Sole babilonese Shamash, e successivamente la Dea Ishtar con suo figlio Tammuz, considerato l’incarnazione del Sole. Anche Ishtar veniva rappresentata con un'aureola di 12 stelle sul capo, come la Madonna, e col bambino tra le braccia, bambino che poi cresceva e moriva per risorgere dopo tre giorni. Nei giorni del solstizio d’inverno, si svolgeva in onore di Dioniso una festa rituale chiamata Lenaea, “la festa delle donne selvagge”, dove veniva celebrato il Dio che “rinasceva” bambino dopo essere stato fatto a pezzi. Ma era anche il giorno natale sia di Ercole che di Adone. Il Dio Mitra, identificato come Sol Invictus dai militari romani tra cui si diffuse molto, si incarnò nascendo da una donna vergine nel solstizio d’inverno, fu adorato dai pastori, ebbe dodici discepoli, fu ucciso da una lancia che trapassò il suo costato, e risorse dopo tre giorni. Oggi il Natale e il Capodanno rappresentano due differenti ricorrenze di cui la prima viene festeggiata il 25 Dicembre, l’altra il 1° Gennaio. Per i Romani le due date coincidevano, perché il Natale era il “NATALIS SOLIS INVICTI” che segnava il ciclo dell'anno nuovo.
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Ottobre 2016
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